di Francesco Eugenio Negro (Autore)
Il Formichiere, 2021
Questo saggio non è una biografia di Hahnemann (Meißen, 1755 – Parigi 1843), il fondatore dell’omeopatia, piuttosto un insieme di riflessioni, un'”indagine”, appunti di viaggio nella mente, una tavolozza con tanti colori che compongono la figura di uno scienziato colto, un medico inserito nella cultura dell’epoca. Sono considerazioni che nascono dall’osservazione di due ritratti di Hahnemann colti in altrettanti momenti importanti della sua vita: il primo, l’incisione dell’edizione dell’Organon del 1819, il secondo del 1838. Proviamo a immaginare che Hahnemann, dopo oltre due secoli, riprenda oggi il suo viaggio da dove lo aveva terminato, ritornando tra noi, con il suo bagaglio di intuizioni e di scoperte. Era stato lui, per primo, a condurre con rigore scientifico una sperimentazione sull’uomo sano, selezionando i sintomi provocati dal rimedio, confrontandoli con quelli determinati dal placebo. Per primo aveva esplorato il mondo chimico-fisico della diluizione e della dinamizzazione del farmaco. Sempre aggiornato sui progressi che il suo tempo offriva, aveva intuito l’esistenza delle vitamine, le correlazioni psicosomatiche e somatopsichiche, l’origine microbiologica del vaiolo.