Antonio Negro nasce ad Alassio il 17 giugno 1908.
Fin dalla scuola primaria la sua educazione è affidata all’Istituto Salesiano, fondato da Don Bosco. Conseguita la maturità classica si iscrive alla Facoltà Medical College di Philadelphia, sotto la guida di Costantine Hering, il padre dell’omeopatia statunitense (…avevo 12 anni quando appresi la parola “omeopatia”).
A Genova frequenta le lezioni di grandi Maestri (Maragliano, Pende, Remotti, Tusini). L’incontro con Nicola Pende, che in quegli anni sta dando vita alla moderna endocrinologia italiana, è decisivo per la sua formazione scientifica e per l’orientamento clinico. Ne diventa allievo e lo segue a Roma nel suo trasferimento all’Università della Sapienza, collaborando con lui dal 1935 al 1950.
A Roma, pur impegnato nella vita accademica ed ospedaliera accanto al suo Maestro e durante la guerra in servizio nell’Ospedale militare del Celio, Antonio Negro non dimentica la medicina omeopatica. Ne approfondisce lo studio e ne verifica l’efficacia terapeutica, incoraggiato dagli studi di endocrinologia e di ortogenesi (discipline nelle quali consegue la libera docenza) e di costituzionalismo di Pende. Si iscrive al Centro Omeopatico Romano (COR) e all’Associazione Nazionale Omeopatica Italiana (ANOI) che riuniscono un piccolo gruppo di medici (tra i quali Cigliano, Chinaglia, Galeazzi Lisi, Gagliardi e i fratelli Tosi). Grazie a loro l’omeopatia italiana è sopravvissuta al declino che dalla fine dell’800 si è protratto anche dopo il primo conflitto mondiale. Antonio Negro, che del COR assume ben presto la direzione, comprende la necessità e l’urgenza di un rinnovamento.
Dopo aver accolto presso la sua abitazione alcuni giovani medici e studenti desiderosi di apprendere l’omeopatia, il 19 luglio 1947 egli dà vita, con i primi collaboratori (Baratta, Pavignano, Santini, Sardoni) ed alcuni sostenitori (De Leva, Lucenti, Pantaleo, Ristori) al Centro Ippocratico Hahnemanniano Italiano (C.I.H.I.) (“…da questo movimento scientifico omeopatico italiano dipenderà la diffusione dell’omeopatia nel nostro Paese ove è tempo che raggiunga lo sviluppo conseguito nelle altre nazioni”). È la nascita dell’ omeopatia italiana moderna, al cui sviluppo dedicherà l’intera vita. Al C.I.H.I., che ha sede in Via G. Belli, si affianca ben presto l’Associazione Omeopatica Italiana (A.O.I.), con la Biblioteca omeopatica circolante e l’Ambulatorio omeopatico per i malati poveri. Sempre nel 1947 il C.I.H.I. inaugura il Corso di studi di medicina omeopatica. Le prime lezioni si svolgono presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, due anni dopo presso la nuova sede del C.I.H.I. in Via G. Cesare. Nel 1949 nasce l’Istituto di Medicina Omeopatica (I.M.O.), con sede in Roma e Milano. Con Negro collabora ora il Conte Giancarlo Dal Verme, tenace promotore dell’omeopatia. Grazie all’attività dell’I.M.O. l’omeopatia suscita un crescente interesse anche nel mondo farmaceutico.
All’inizio degli anni ’50 Antonio Negro intensifica i contatti internazionali, specie con la Scuola francese di Leon Vannier e la Scuola svizzera di Pierre Schmidt. Nel 1953 fonda l’Accademia Italiana di Medicina Omeopatica Hahnemanniana (A.I.M.O.H.). L’attività didattica, che ancora oggi prosegue, viene inaugurata da Pende nella nuova sede di Piazza Navona. L’Accademia diviene in breve tempo un punto di riferimento per i medici omeopatici italiani. Collaborano con lui altri allievi (Catena, Croce, Fontana, Leoni, Mosso). Nasce la “Rassegna di Medicina omeopatica”, organo ufficiale dell’Accademia, grazie alla quale si intensificano l’attività scientifica e la diffusione dell’omeopatia. Con l’organizzazione di numerosi congressi nazionali cresce l’interesse da parte delle Istituzioni, che si concretizzerà negli anni con il patrocinio dei Presidenti Sandro Pertini, Francesco Cossiga e Oscar Scalfaro alle iniziative di Antonio Negro e con la loro stima personale. L’Istituto Superiore di Sanità lo nominerà “referente” per la Commissione Medicina omeopatica.
Negli anni ’70 due nuove iniziative di Antonio Negro. A Roma, nel 1972, costituisce la Società Ambulatori di Medicina Omeopatica (S.A.M.O.), della quale fanno parte i nuovi allievi, tra i quali il figlio Francesco Eugenio, che ne assumerà più tardi la direzione. Nello stesso anno nasce la “Collana di
Medicina omeopatica” (Fratelli Palombi editori) che personalmente dirige. Dal 1970, a Napoli, Antonio Negro aveva dato inizio, con la collaborazione di Alma Rodriguez, chimico-farmaceuta e medico, alla riorganizzazione della medicina omeopatica partenopea, progetto che lo impegnerà per venti anni. Fonda il Centro di Medicina Omeopatica Partenopea (CE.M.O.N.), intitolato a Tommaso Cigliano. Nel 1976, con Thomas Paschero (Buenos Aires), Proceso Ortega (Città del Messico) e la stessa Rodriguez, crea la Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica (L.U.I.M.O.) “Samuele Hahnemann”, dando vita ad un’intensa collaborazione con le Scuole omeopatiche sudamericane. Nello stesso anno viene eletto Vice-Presidente della Liga Medicorum Homeopathica Internationalis, incarico che conserverà fino alla nomina di Socio Onorario nel 1988.
Nel 1991 Antonio Negro, nonostante l’età avanzata, dà inizio a Roma ad un nuovo progetto. Con un gruppo di nuovi allievi e con la collaborazione di Maria Letizia Salvi fonda la Scuola Italiana di Medicina Omeopatica (S.I.M.H.O.), di cui rimarrà direttore fino alla fine della sua vita. Nella S.I.M.H.O. crea la Biblioteca omeopatica “Evelino Leonardi”, il Cenacolo Omeopatico “Ferdinando Meconi” e il Centro Studi di Biopatologia ed Ortogenesi “Nicola Pende”. Promuove la Collana editoriale “Similia similibus curentur” e nel 2006 istituisce il Premio “S. Hahnemann”.
Il Museo dell’Omeopatia, nella sede di Piazza Navona, è la sua ultima creatura. Progettato fin dal 2006, il Museo ottiene il Patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Nel 2007 edita la Bibliografia Omeopatica Italiana. Nel 2008, in occasione del suo 100°compleanno, Antonio Negro affida al Museo la sua Biblioteca medica, l’Archivio privato e la raccolta di memorabilia di omeopatia.
Antonio Negro si spegne a Roma il 25 marzo 2010.
Da tutti viene condivisa la consapevolezza della perdita del “padre” dell’omeopatia italiana moderna. Unanime il rimpianto per l’umanità da lui espressa nell’esercizio della professione. La profonda spiritualità che lo caratterizzava aveva avuto il riconoscimento da parte di Pio XII, Paolo VI, Benedetto XVI e della Diocesi Romana che gli aveva conferito il Premio “Buon Samaritano”. Nell’omelia funebre, l’Arcivescovo Vincenzo Paglia lo ricorda come “amico di Dio, medico degli uomini”.
Altre Fonti: Dizionario Biografico degli Italiani (Negro, Antonio) www.treccani.it