Il 27 novembre un convegno celebrerà il ruolo del filosofo che visse sul Titano: nel bicentenario della diffusione dell’omeopatia in Italia,
sarà un convegno specifico a evidenziare il ruolo di Melchiorre Delfico, il filosofo ed
economista teramano che trascorse parte della sua vita nella Repubblica di San Marino e a
cui la Repubblica dedicò un monumento nel 1935.
Proprio a Delfico, autorevole membro dell’organo di vertice dell’Accademia delle Scienze di
Napoli, si deve infatti – come ammette in uno dei suoi scritti contenuti in un ancora inedito
fondo archivistico – il decisivo atto d’impulso per la traduzione in italiano, demandata al
socio Alberto De Schoemberg, delle opere di Hahnemann donate nel 1821 dal barone
generale von Köller al prestigioso sodalizio.
Divenuto, com’egli scrive, «Annemaniano di cuore», tanto da affidare il nipote Orazio
Delfico alle cure omeopatiche, l’illuminista abruzzese sarà autorevole riferimento per il
corregionale Francesco Romani, considerato il caposcuola dell’Omeopatia a Napoli, e per
una nutrita serie di talentuosi medici votatisi al nuovo metodo terapeutico, tra i quali
l’umbro Francesco Talianini e il toscano Vincenzo Belluomini, tra i primi a praticare
l’omeopatia in Gran Bretagna. Fra loro anche il medico Plauto Dal Monte che operava nella Repubblica di San Marino e di
cui si conservano le lettere.
Nel nome di Delfico, considerato un antesignano e un fondamentale sostenitore
dell’omeopatia, si terrà a San Marino il 27 novembre, alle ore 15 al Teatro Titano, un
convegno che non intende discutere sulla terapia, ma ricordare un evento storico che ha
avuto rilevanza mondiale.
Nell’occasione saranno presentati anche i francobolli che l’Ufficio Filatelico e Numismatico
ha dedicato al bicentenario.