Il 27 marzo 1821 un contingente di 50.000 uomini dell’esercito austriaco entra a Napoli, dove si fermerà fino al 1827. È stato inviato in accordo con le grandi monarchie europee, con la regia di Metternich, per sedare i moti risorgimentali scoppiati a Napoli nel 1820. Le nazioni vincitrici rafforzate dal Congresso di Vienna pensano così di eliminare il contagio delle idee di libertà che dalla Rivoluzione Francese galoppano per l’Europa. La loro preoccupazione e l’intervento repentino sono provocate dalla concessione strappata al Borbone Ferdinando I, dai rivoluzionari, della Costituzione.
Una situazione negativa spesso nasconde tra le sue pieghe degli aspetti positivi per la collettività. I medici al seguito delle truppe asburgiche sono per lo più omeopati. Uno dei più importanti medici militari di tutta l’Austria, Mathias Marenzeller, era un omeopata. Fu direttore di diversi ospedali di guerra in Italia, Germania, Boemia, Moravia e Ungheria.
Curò circa 10.000 malati in dodici anni. Avvisato di questo successo, l’imperatore Francesco I ordinò un attento esame di questo insegnamento e indisse una sperimentazione clinica su 46 pazienti. Il successo di Marenzeller e l’efficacia delle cure omeopatiche fu così clamoroso che l’imperatore revocò il divieto di praticare l’omeopatia in Austria, imposto da Joseph Andreas von Stifft. Per questo motivo una parte consistente dei medici militari praticava all’epoca l’Omeopatia.
In realtà il primo contatto tra Napoli e l’Omeopatia avviene in sordina e senza che si definisca nominalmente il sistema medico che ne è portatore. Nel 1801 sull’Osservatore Medico di Napoli (anno II, pagg. 48 e 49 e anno III, pagg. 104-147) viene pubblicata la notizia degli incoraggianti esperimenti di Hahnemann con la Belladonna quale profilattico della scarlattina. Nell’articolo vengono menzionati numerosi professori con cattedre importanti del tempo che dichiarano comprovate le osservazioni del padre dell’Omeopatia.
Torniamo al marzo 1821 e alle truppe austriache, le quali non portavano solo il sapere clinico dei loro medici in gran parte omeopati, ma vedevano il Principe di Schwartzenberg, il Feld-Maresciallo di tutto l’esercito, curarsi omeopaticamente presso lo stesso Hahnemann.
In questo contesto il generale barone von Köller offrì alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli, come dono di grande valore e di trasmissione di un nuovo sapere medico prezioso, due libri di Hahnemann: l’Organon e la Materia Medica Pura.
La reazione dell’Accademia è quella di chi è interessato a un argomento e lo vuole approfondire. Il dottor Alberto de Schoemberg, medico dell’esercito, viene incaricato di recarsi presso Koethen, dove viveva in quel momento il maestro Hahnemann, per approfondire e verificare e meglio apprendere i fondamenti e le possibilità del nuovo metodo. Tornato a Napoli, nel 1822 espone le sue osservazioni e quanto acquisito all’Accademia che pubblicherà gli atti dell’incontro con il titolo Il sistema medico del dott. Samuele Hahnemann esposto alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli. Il lavoro di Schomberg è talmente apprezzato che venti anni più tardi, il suo nome è ancora evidenziato tra i soci corrispondenti esteri dell’Accademia nell’Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie per l’anno 1841.
Ma la storia non la fanno solo i generali o i personaggi in vista. Determinanti per il diffondersi dell’Omeopatia a Napoli e da qui in Francia, Spagna, Inghilterra, Svizzera, Brasile, saranno un manipolo di medici omeopati austriaci come Odry di Friburgo, Severin di Dresda e Giorgio Necker di Melnick. […]
La storia dell’Omeopatia continuerà attraverso il suo sviluppo non lineare (come ogni vicenda umana), seguendo gli ideali, a volte i capricci e le circostanze della vita di coloro che se la caricheranno sulle spalle e la porteranno fino a noi. Rimane il ricordo di una data emblematica che esattamente duecento anni or sono apriva le porte alla diffusione di questo splendido modo di prendersi cura dei propri simili, tenendo conto delle differenze individuali e dell’unità di corpo, mente e spirito di ogni uomo.
Quest’anno, soprattutto per la solerte iniziativa della Fondazione Negro Museo dell’Omeopatia di Roma, nelle persone del prof. Francesco Eugenio Negro e del prof. Paolo Negro, il Bicentenario è stato degnamente celebrato in diversi contesti locali, coadiuvata dalle maggiori associazioni di medici omeopati. Eccone il percorso: